INDIPENDENZA ENERGETICA: UN CASO REALE

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Oggi vi voglio raccontare una storia.

Questa storia inizia circa tre anni fa: ero stato chiamato da un persona per realizzare un impianto fotovoltaico sul tetto della sua abitazione. Allora, con il settore in piena espansione, mi sembrava una richiesta come tante altre, che ricevevo quasi quotidianamente. In realtà fin da subito egli mi fece partecipe di un progetto che allora mi parve abbastanza visionario:

raggiungere nel corso degli anni successivi l’indipendenza energetica, cioè installare in casa propria tutto ciò che serviva per avere una generazione attiva di energia pari al proprio fabbisogno.

Certo, questo non significa staccarsi dalla rete ed essere completamente autosufficiente, perché non è possibile (o ragionevolmente conveniente), come spiego bene in QUESTO ARTICOLO.

Comunque lì per lì non ci faccio molto caso, ma poi comincio a riflettere seriamente sulla sua proposta. Giusto per capire di cosa si sta parlando, l’immobile é una porzione di bifamiliare di recente costruzione (2005), ben realizzata, con impianto a pannelli radianti a pavimento, infissi di ottima qualità, pareti isolate in intercapedine e tetto coibentato. Insomma, un’ottima classe B, per chi mastica un po’ di classificazione energetica, abitata da una famiglia di tre persone in provincia di Vicenza.

Decidiamo quindi di installare circa 4 kWp di pannelli fotovoltaici, che nei tre anni successivi produrranno all’incirca 13800 kWh di energia elettrica, con grande soddisfazione di tutti.

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Appurato che il sistema funziona alla grande, decidiamo di sostituire la caldaia a gas metano con una pompa di calore aria-acqua, in grado di riscaldare gli ambienti e produrre l’acqua calda per usi sanitari. Nel frattempo era già scomparso anche il piano cottura, sostituito da un modello ad induzione, e quindi la casa era a tutti gli effetti sostenuta esclusivamente dall’energia elettrica.

Consumi e produzione di energia sono tenuti sotto controllo quotidianamente da un opportuno sistema di monitoraggio, per cui incrocio le dita e aspetto.

Dopo esattamente un anno di attività i dati che ho rilevato sono i seguenti:

  1. il fabbisogno annuale complessivo dell’abitazione per tutti gli usi di energia (riscaldamento invernale, raffrescamento estivo, acqua calda sanitaria, elettrodomestici, illuminazione e cottura cibi) ammonta a 6395 kWh;
  2. l’impianto fotovoltaico nello stesso periodo di tempo ha prodotto 4598 kWh.

In pratica, per sostenere TUTTI i costi della sua abitazione serve acquistare solo 1793 kWh, quasi la metà di una bolletta media di tante famiglie che mi capita di analizzare, riferiti però solo agli elettrodomestici e all’illuminazione.

E senza consumare un grammo di gas, né rinunciare al comfort abitativo.

Chiunque avrebbe potuto ritenersi ampiamente soddisfatto del risultato raggiunto; per me la sfida era già vinta, con meno di 500 euro l’anno al netto dei rimborsi dello Scambio sul Posto (leggi questo articolo) manteneva completamente la sua bifamiliare…ma lui no, non aveva ancora raggiunto il suo scopo. Due mesi fa mi ha ordinato l’ampliamento dei rimanenti 2 kWp di fotovoltaico per sopperire proprio a quella differenza, per avere finalmente

UNA CASA CHE PRODUCE DA SOLA LA STESSA ENERGIA DI CUI HA BISOGNO

Considerando che il primo dei due impianti fotovoltaici si ripaga completamente con gli incentivi del conto energia, la pompa di calore e il secondo impianto fotovoltaico beneficiano delle detrazioni fiscali, e la spesa energetica (luce + gas) sarebbe attualmente pari a circa 1800 euro all’anno, tutto l’intervento rientrerà completamente della spesa in pochi anni.

Per concludere vi faccio fare i compiti per casa: provate a calcolare a quanto ammonterebbe la spesa energetica complessiva rivalutando al 4% i 1800 euro di prima per i quindici anni di vita attesa della pompa di calore o per i venticinque degli impianti fotovoltaici…

vuoi un altro esempio di indipendenza energetica? LEGGI QUESTO ARTICOLO.

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12 pensieri su “INDIPENDENZA ENERGETICA: UN CASO REALE

  1. Salve,
    Quanti metri quadrati è questa bifamiliare?
    L’articolo mi interessa molto, perché è praticamente quello che vorrei realizzare io il prossimo anno, ristrutturando una bifamiliare di 160 m2, isolandola bene nei muri e nel tetto ,rifacendo tutti gli impianti elettrici ed idraulici con riscaldamento e raffrescamento a pavimento tramite pompa di calore e sonde geotermiche. Inoltre vorrei installare 6Kw di pannelli fotovoltaici per soddisfare tutto il fabbisogno energetico della casa, quindi niente gas e cucina ad induzione. Infine metterei anche un impianto di VMC con recuperatore di calore tra aria in uscita ed entrata, anche per evitare cattivi odori negli open space, e contro la muffa.
    Dovrebbe bastare per avere una casa in classe energetica in classe A e CHE PRODUCE DA SOLA LA STESSA ENERGIA DI CUI HA BISOGNO?

    1. Ottima scelta!

      La casa in questione ha una superficie di 125 mq. Calcola che pur essendo ben fatta anche dal punto di vista costruttivo (e questo è molto importante, anche se molto spesso sottovalutato), non è di certo in classe A, e questo rende ancora più interessante il risultato.

      Se mi permetti di darti un consiglio, lavora molto sugli isolamenti. Meno la casa disperde, più basso sarà il suo fabbisogno. Premesso che non so dove si trova questa bifamiliare, valuta anche con attenzione la scelta della PdC geotermica… sulla carta è di certo la soluzione più efficiente, ma non sempre è quella più conveniente.

      Ma soprattutto ricorda di affidarti a qualcuno che sia in grado di PROGETTARE L’EFFICIENZA ENERGETICA; oggi è possibile studiare gli impianti a tavolino e sapere in anticipo quanto consumerà la tua futura casa, e quindi dimensionare correttamente l’impianto di produzione per avere un bilancio energetico in pareggio. Ma devi cercare qualcuno che lo sappia fare…

      1. Grazie!

        Sì certo che mi sto affidando ad uno studio di ingegneria che sta seguendo la progettazione degli impianti e un architetto per la ristrutturazione della casa… ma vorrei “guidarli” io secondo i miei desideri, per questo mi sto documentando molto in giro e tutti concordando sull’isolare molto bene la casa, ma per il geotermico ci sono pareri discordanti perché in Italia, almeno dalle mie zone non c’è molta informazione a riguardo e quindi anche molta diffidenza sulle PDC… io però vorrei “liberarmi” dal gas, sempre più caro anche dal punto di vista della manutenzione (di una caldaia rispetto alla PDC)…
        La mia bifamiliare è a Treviso, esposta a SUD e la porzione di tetto dove andranno i pannelli FV a SUD-OVEST. Per le sonde GT, mi dicono che dovrebbero arrivare a 100m di profondità…
        Ho letto l’altro tuo utilissimo articolo su LA NUOVA TARIFFA AGEVOLATA D1 PER L’ENERGIA ELETTRICA e vorrei chiederti che tipo di contratto dovrei fare con l’ENEL : da 6Kw come la potenza max dei pannelli FV o di meno?

        1. Beh per la PdC direi che non ci sono dubbi, casomai io valuterei com attenzione se farla geotermica o condensata ad aria…ma questo presuppone inevitabilmente la conoscenza del quadro complessivo edificio-impianto, che solo i progettisti possono avere.

          Per la D1, la richiesta della potenza in prelievo dipende dalle caratteristiche dei carichi che avrai (PdC, piano ad induzione, ecc.), anche considerando la presenza del FV. In ogni caso la potenza in prelievo può anche essere diversa da quella FV, l’importante é che se superi i 6 kW Enel ti obbliga al trifase.

          Ciao!

              1. Se posso esserti utile vorrei condividere la mia esperienza:
                Io ho installato una PDC con sonde geotermiche, ho dovuto fare due perforazioni nel terreno di circa 80 metri l’una. La profondità ed il numero dipende sempre dal fabbisogno energetico e dalla potenza della PDC. Tieni presente che il COP delle pompe aria-aria è circa 3-3.5 e quello della PDC aria-acqua è di circa 4-5, dipende sempre dal modello e marca.
                Io ho scelto un prodotto svedese con potenza 10kw.
                Funziona benissimo, e rifarei la stessa scelta.
                Inoltre con il fotovoltaico da 5.5 kw di picco riesco a soddisfare tutte le utenze domestiche. Fai attenzione che il contatore di prelievo dovrà sempre essere uguale o superiore a quello di produzione. Io ho dovuto installare un contatore da 6 Kw in trifase. Ho scelto il trifase anche perché le pompe di calore funzionano meglio con motori trifase.

                1. Le esperienze sono sempre utili, Giuseppe, perché al di là di tante chiacchiere funzionano come una cartina di tornasole.
                  Hai già un bilancio tra l’energia consumata per i tuoi bisogni e quella prodotta con il tuo impianto FV?

  2. l’intero condominio consuma in un anno circa 65.000 kwh
    ha un lastrico solare (inutilizzato) di circa 650 mq di cui un centinaio condominiali.
    Anni fà mi dissero che per generare tutta l’energia necessaria sarebbero stati sufficienti 300 mq fotovoltaici.
    Da allora i rendimenti del fotovoltaico sono aumentati parecchio … oggi si leggono articoli che parlano di un prossimo 90% di resa ….
    Da un punto di vista “tecnico” probabilmente quel particolare edificio (ma sono in tanti con queste caratteristiche) potrebbe essere autonomo da subito …
    Ma …. pare che la burocrazia ci abbia messo lo zampino … può un condominio generare corrente e cederla ai condomini? ….. quando potrà farlo?

    1. Dunque, prendendo per buone le valutazioni dell’epoca su cui non ho elementi per giudicare, il 90% di resa è un dato che non esiste. Se per resa intendiamo la percentuale di conversione tra l’energia solare che illumina il pannello e l’energia elettrica prodotta dello stesso, oggi raggiungiamo al massimo efficienze prossime al 20/22% sul materiale top di gamma disponibile nel mercato, e circa del 40% per il fotovoltaico a concentrazione, che è una tecnologia diversa di cui però premetto subito che non sono un esperto e quindi potrei anche aver detto una sciocchezza.

      Detto questo, normativamente parlando bisognerebbe capire se il condominio e gli appartamenti possono diventare un SEU (Sistema Efficiente di Utenza) oppure no, soggetto già soggetto a normativa. Magari qualche esperto di SEU che legge ci può dare una mano…

      1. grazie Loris
        il 90 % deriva dalla lettura di vari articoli che illustrano esperimenti fatti e che lasciano intendere la messa in produzione futura di qualcosa di simile (e qui sono cattivo “quando sarà possibile farlo senza mandare il crisi le industrie tradizionali) ipotizzo tra i cinque ed i sette anni.
        I calcoli me li fece il Gse …che poi cambiò nome …
        mi pare che allora la resa fosse decisamente inferiore al 15% … potrebbe essere il 12 … ma questo non lo ricordo che in modo vago e le mail relative … avendo cambiato diversi computer e gestori posta incompatibili fra loro … difficilmente riuscirò a leggerle … anche se salvate (il tradimento informatico ….)

    2. Grazie Giuseppe per l’aiuto del tuo esempio, ma proprio in questi giorno ho dovuto purtroppo abbandonare il progetto della geotermia e optare per una PDC aria-acqua, perché tra sonde, pratiche, tubi di collegamento, ecc. venivo a spendere circa 15000 euro e invece con poche migliaia di euro in più, ho preferito, come tra l’altro suggerito da Loris, scegliere il massimo dell’isolamento possibile (per le mie tasche…) con cappotto, isolamento tetto ed infissi. In ogni caso, rimarranno i pannelli fotovoltaici da 6KW, la VMC e ci saranno due serbatoi di accumulo da 500 l l’uno per acqua sanitaria e riscaldamento.
      La ristrutturazione partirà fra poco più di un mese, speriamo bene….

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